• La piaga del RIDOPPIAGGIO!

    Scena da Un giorno di ordinaria follia. Nella vignetta Michael Douglas dice: su questi ridoppiaggi qualcuni ci mangia!
    Che la qualità dei doppiaggi sia andata calando spaventosamente negli ultimi anni è una cosa che hanno già notato in molti ma solo da quando è cominciata la “stagione” dei film ridoppiati mi sono reso conto di quanto fosse grave la situazione. Roba da mettersi le mani nei capelli.

    Dal 2000 in poi, ridoppiaggi sempre più inutili

    Qualunque sia il motivo (probabilmente perché costa meno rifare un doppiaggio ex-novo che comprare i diritti dell’originale), è evidente che dagli anni 2000 ci sia stato uno sprint generale verso il ridoppiaggio di film che non ne avevano assolutamente bisogno. Tra i film scandalosamente ridoppiati si ricordino titoli come Lo squalo e E.T. – L’Extraterrestre di Spielberg, Brian di Nazareth dei Monty Python, Superman, Il padrino, C’era una volta in America (vergogna ridoppiare un capolavoro di Sergio Leone il cui doppiaggio venne seguito con attenzione da Leone stesso!), vari film di Hitchcock, eccetera eccetera.

    Nei casi da me citati, così come in moltissimi altri, i ridoppiaggi sembrano essere soltanto superflui, con prestazioni vocali e qualità di interpretazione ben distanti rispetto ai doppiaggi cinematografici originali (si veda ad esempio il “nuovo” Capitano Quint nel film “Lo squalo” rispetto a quello del doppiaggio del ‘75). Anche quando si impegnano a realizzare nuovi doppiaggi di qualità, e per “qualità” intendo dire con interpreti noti e “cinematografici”, il risultato risulterà comunque mediocre alle orecchie dell’appassionato, perché in 30-40 anni è cambiato TUTTO, da come si adatta, a come si recita, finanche a come si scelgono i doppiatori. Un doppiaggio realizzato in un’epoca molto distante dalla prima uscita del film stonerà sempre, c’è poco da fare. Ed è destinato a far storcere il naso.

    Nei nuovi doppiaggi le battute sono solitamente più fedeli al copione originale (si potrebbe obiettare che non siano altro che pedisseque traduzioni) ma perdono di impatto e non sempre rievocano il significato intrinseco che il doppiaggio del passato, seppur con licenze artistiche, spesso riusciva a rendere. In poche parole, spesso non sono proprio “adattati” e chi si occupa della direzione spesso ne è anche dialoghista. Un numero esiguo di questi invece riportano i dialoghi del primo doppiaggio parola per parola (Cliffhanger mi pare sia uno di questi) e ci si domanda quale ne sia il motivo, artisticamente parlando.

    Il ridoppiaggio come danno culturale

    L’esistenza di nuovi doppiaggi non dovrebbe scandalizzare di per sé, ne esistono da sempre, ma la cosa più indecente è che molti dei doppiaggi storici finiranno inevitabilmente per scomparire insieme al formato VHS o addirittura sono scomparsi dopo l’uscita cinematografica. Infatti, i film ridoppiati che vengono pubblicati attualmente in DVD (o Blu-Ray) quasi sempre presentano soltanto la nuova traccia audio e questo, a parer mio, è un danno culturale gravissimo, a danno della storia del cinema e assolutamente gratuito, che va a colpire sia il pubblico italiano che i doppiatori originali, i direttori di doppiaggio e i curatori dell’edizione italiana. Questi diedero la propria voce e la propria professionalità in un periodo in cui c’erano i tempi tecnici per poter fare un lavoro di fino che non mirasse soltanto a tradurre pedissequamente il testo originale e a sfornare un prodotto finito in pochi giorni ma che adattasse in maniera più raffinata possibile l’impatto che certe frasi DEVONO avere sugli spettatori italiani così come le originali l’avevano sugli spettatori di lingua inglese.

    Un problema spesso senza soluzione

    C’è una soluzione a questo scempio? Petizioni? Smettere di comprare i film ridoppiati? Sinceramente non lo so. Gli unici casi in cui si ha avuto un risultato sono quei pochi film con vasti seguiti di affezionati italiani come la saga di Guerre stellari che rischiava anch’essa d’esser ridoppiata e manca poco scoppiavano rivoluzioni di piazza con morti ammazzati, così la Lucasfilm fece dietrofront; ma in tutti gli altri casi non c’è lettera di protesta o petizione che basti. La mia unica soluzione è quella di non comprarli se non hanno l’audio originale, ma nei casi in cui il nuovo doppiaggio è motivato da una questione di diritti, anche la resistenza passiva serve a poco.

    Molte volte infatti i diritti sul doppiaggio storico appartengono al primo distributore e quando certi titoli passano di mano non è automatico che lo faccia anche la colonna sonora italiana, che magari viene proposta al nuovo distributore ma solo a prezzi folli oppure non viene ceduta affatto, e alle case distributrici americane non importa molto di salvare i doppiaggi originali o, perlomeno, gliene importa finché il budget lo consente altrimenti commissionano economici ridoppiaggi, abbassando spesso la qualità del prodotto finale a livello telenovelas. Quando tutti i classici saranno infine ritradotti, storpiati, riadattati e avremo insomma perso i vecchi doppiaggi di qualità, solo a quel punto non saremo più in grado di ripetere il tormentone sull’Italia numero uno in questo settore.

    Chi incolpare?

    Non sono un amante della complottistica ma, come diceva Michael Douglas in “Un giorno di ordinaria follia”, su questi lavori qualcuno ci mangia! Ma è inutile incolpare i doppiatori, è chiaro che ci mangia sono le case di distribuzione che li commissionano per massimizzare i guadagni, il più delle volte.

    In merito a questo argomento rimando a due essenziali punti di riferimento:

  • Die Hard 2… 6489^ puntata (L’unico Die Hard con la voce STRANA)

    Scena da Die Hard 2 con vignetta che dice Sally Spectra? Hippy-ya-yeh figlia di
    Se c’è un film che io non sopporto di vedere in italiano, questo è 58 minuti per morire (Die Hard 2: Die Harder, 1990), per gli amici Die Hard 2. Perché? Perché al fantastico personaggio di John McClane hanno appioppato, solo in occasione di questo secondo film, la voce di Eric Forrester di Beautiful! Ovvero Oreste Rizzini, anche doppiatore ufficiale di Michael Douglas. Un autentico e imperdonabile delitto.

    Questa non è una recensione dell’adattamento e del doppiaggio di Die Hard 2, ma una piccola lamentela sulla voce data al protagonista.

    Die Hard 2: l’unico Die Hard con la voce sssstrana

    Ho sempre pensato che la voce di Rizzini si sposasse malissimo con il volto e il personaggio di Bruce Willis in Die Hard. Personalmente trovo che rovini completamente l’esperienza del film. È come se avessero fatto un Die Hard con protagonista Michael Douglas (o Bill Murray), uno scempio. Semplicemente non è Die Hard. E con questo non voglio dire che Oreste Rizzini è un pessimo doppiatore, tutt’altro. Ma su John McClane non ci sta bene.

    Certe voci sono troppo riconoscibili per essere usate così casualmente, non ci sono cavoli. E la voce di Rizzini col tempo si è legata eccessivamente ad un altro tipo di personaggi. Si potrebbe pensare che la mia osservazione venga da un’affezione al primo film e ai suoi doppiatori, quel Roberto Pedicini in Trappola di cristallo che diceva “oh brutto porco, prima di cucino e poi ti mangio!” (diretto da Mario Maldesi). Sarà forse il motivo per cui la mia mente non accetta Oreste Rizzini su Die Hard 2? In realtà approvo a pieno anche il passaggio a Claudio Sorrentino dal terzo film in poi, anche Sorrentino ha saputo dargli la giusta voce, con la giusta ironia. Al punto che gli perdono anche quei piccoli momenti nel quarto film in cui la sua interpretazione ricorda troppo da vicino il suo Mel Gibson degli Arma letale, oppure John Travolta (altro attore doppiato da Sorrentino). Sia la voce di Pedicini sia quella di Sorrentino si sono sposate bene al personaggio e al volto di Bruce Willis.

    Die Hard 2 resta come pecora nera dei doppiaggi di questa serie, ed è un vero peccato perché ad eccezione della voce del protagonista, tutte le altre funzionano benissimo, come del resto era la norma nel 99% dei doppiaggi di quell’epoca. Sarà un caso che Oreste Rizzini non ha mai doppiato Bruce Willis al di fuori di Die Hard 2? È stato un doppiatore perfetto in tanti altri ruoli (non a caso è diventato la voce ufficiale di Michael Douglas), ma secondo me non ideale su Bruce Willis. La sua voce anzi distrae su questo personaggio.

    Consiglio di visione

    Non posso che concludere suggerendo la visione di Die Hard 2 in lingua originale se possibile, altrimenti vi sembrerà una puntata di Beautiful dove si spara e ci sono un po’ di esplosioni. Esagero? Sì, sempre. Ma l’amaro in bocca per l’occasione mancata mi è sempre rimasto.

    VOTO DOPPIAGGIO PER “58 MINUTI PER MORIRE”:
    1 (per la voce del protagonista)

  • Gigi Proietti è il nostro (primo) Rocky

    Scena da Rocky (1976) con vignetta comica aggiunta che legge: di boxéeri come te non ce ne sono più, Rocky

    Chi era il primo doppiatore di Rocky 1?

    Non tutti sanno che la voce italiana del primo Rocky Balboa apparteneva non a Ferruccio Amendola bensì a Gigi Proietti il quale, in un’intervista (nella trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio), rivelò di aver tentato di imitare la parlata un po’ biascicata di Sylvester Stallone senza tuttavia riuscirci bene.
    Personalmente non concordo con Proietti, io i film di Rocky li ho visti tutti prima in inglese e quando li vidi per la prima volta in italiano non notai clamorose differenze come spesso accade. Anzi, i doppiaggi dei Rocky dal 1° al 4° sono favolosi (il 5° per me non esiste come film). Nel primo film la voce di Alfredo Censi su Mickey, il vecchio allenatore iracondo, è praticamente identica a quella originale di Burgess Meredith che lo interpretava, un ruolo non facile da doppiare e che deve aver portato senza dubbi anche qualche mal di gola.

    Doppiaggio (e adattamento) d’altri tempi

    La cura con cui i vari Rocky sono stati doppiati è tale che per notare il cambiamento dei doppiatori nei vari capitoli della saga è arduo a meno che non si guardino i film immediatamente uno dopo l’altro, infatti gran parte degli spettatori non nota né tanto meno sospetta che tra il primo e i successivi film sia cambiato l’interprete italiano che da la voce a Stallone, a dimostrazione che una volta i doppiaggi si facevano con una certa cura nella scelta degli interpreti e nella direzione delle interpretazioni.

    Bisogna anche ricordare che negli anni ’70 e ’80 la scelta lessicale nelle traduzioni rifletteva una cultura della lingua italiana ormai andata totalmente perduta. Questo film non è da meno, con scelte lessicali che sono lo specchio di un’epoca dove al posto degli inglesismi era più facile trovare dei francesismi, come boxeur (“Dove sono andati a finire i veri boxeur, i professionisti?”) che ad un orecchio moderno potrebbe suonare come “boxèri”.

    Anche “Adrian” è stata memorabilmente italianizzata come Adriana, molti italiani avrebbero probabilmente associato il nome “Adrian” più ad un uomo che ad una donna. Variazioni che oggi non sarebbero più accettate ma all’epoca avevano un loro perché. Già nei seguiti anni ’80 di Rocky il nome era tornato ad essere Adrian, senza italianizzazione.

    Parafrasando: dove sono andati a finire i veri traducteurs di una volta, i professionisti?