• DISC INFERNO: Una poltrona per due (Blu-Ray Paramount 2019)

    disc inferno copertina della rubrica

    Disc Inferno è la rubrica breve che vi porta in un mondo di copertine DVD e Blu-Ray tradotte a cazzo di cane sciattamente e a volte comicamente. Fate partire la colonna sonora!

    La copertina Blu-Ray di Una poltrona per due

    Per la tradizionale visione natalizia di Una poltrona per due quest’anno, in concomitanza con la programmazione televisiva Mediaset, ho fatto ricorso ad una copia fisica in Blu-Ray che mi ha salvato da dozzine di minuti di pubblicità di Italia1. È il primo Natale che prendo in mano questo Blu-Ray perché, come tanti film ordinati su Amazon, anche questo, una volta consegnato dal postino, è finito per direttissima su uno scaffale a prendere polvere, in attesa di una futura visione.

    Blu ray una poltrona per due edizione sentirsi bene e in forma

    EAN: 5053083182854

    È quindi la prima volta che osservo la copertina con più attenzione. Salta subito all’occhio quello slogan EDIZIONE “SENTIRSI BENE E IN FORMA” e a meno che non conosciate i dialoghi in inglese a memoria, non vi dirà assolutamente niente. Sembra piuttosto il nome di una rivista di salute. Ma non si tratta di un Blu-Ray allegato a Starbene. È solo la traduzione di chi non ha mai visto il film e non ne conosceva il contesto.

    Chi ha tradotto questa copertina con la dicitura Edizione “sentirsi bene e in forma” (da Looking Good, Feeling Good Edition della versione americana dello stesso Blu-Ray) non ha capito che si trattava di una citazione dal finale del film, che ovviamente in italiano non era stata tradotta in modo “diretto”, perché al contrario di quanto credano in molti, non si può tradurre tutto alla lettera:

    Una poltrona per due battuta te la godi BIlly Ray

    Dialoghi originali:
    Looking good, Billy Ray.
    Feeling good, Louis.

    Dialoghi italiani:
    – Te la godi, vero, Billy Ray?
    – E questo è solo l’inizio.

    Che se volessimo tradurre più “direttamente” (per chi non mastica l’inglese) equivarrebbe a: ti vedo bene, Billy Ray. / E mi sento bene, Louis.
    Per qualche ragione, questo scambio di battute “looking good / feeling good” è diventato uno di quelli “noti” e citati nel mondo anglosassone, tanto da finire su t-shirt, maglioni natalizi, copertina del Blu-Ray americano e di conseguenza anche sulla nostra, ma con una traduzione diretta che le fa perdere qualsiasi contatto col film. Sentirsi bene e in forma.

    Non essendo possibile sfruttare la versione italiana di quella battuta (una “Te la godi” Edition non suona proprio benissimo), era forse il caso di puntare su un’altra delle dozzine di battute italiane che gli appassionati del film conoscono. Ma per fare un lavoro del genere, bisognerebbe anche conoscere il film. E come sempre, questo è un aspetto assolutamente irrilevante per la grandi case come la Paramount che delegano tutto ad aziende pagate poco e che lavorano per lo più “alla cieca” alla traduzione di questo tipo di materiali. Prima di arrivare nelle mani del consumatore, un Blu-Ray simile è già passato attraverso tante mani di gente pagata troppo poco perché gliene freghi qualcosa, e quindi che traduce looking good, feeling good con la cosa più sensata che gli è venuta in mente “sentirsi bene e in forma”, senza domandarsi il perché di tale curiosa dicitura. Il tempo è poco, la paga è poca, ci frega un cazzo. Doveva essere tradotto, è stato tradotto. Pagnotta portata a casa.

    Tanto valeva chiamarlo “edizione 24 dicembre”, sarebbe sicuramente più pertinente. (Scherzo, non lo fate)

    Un simile controllo qualità di solito si riflette anche sul retro.

    La descrizione sul retro

    retro copertina blu ray di Una poltrona per due

    GIOCARSI IL TUTTO PER TUTTO

    Cosa succede quando un magnate di Wall Street si imbatte in un furbissimo imbroglione? Scopritelo in questa commedia ormai classica, che ha aiutato a lanciare la carriera di due superstar di Hollywood EDDIE MURPHY e JAMIE LEE CURTIS. L’acclamato regista JOHN LANDIS porta sullo schermo la storia di un imbroglione squattrinato che prende il posto di unborioso investitore (DAN AYKROYD). Due ricconi sfondati (DON AMECHE e RALPH BELLAMY) si giocano tutto su una pazza scommessa… in un film che vi farà morire dalle risate!

    Il testo del retro del Blu-Ray che ho qui riportato deriva da un copia e incolla del retro del vecchio DVD, si nota da quel refuso “unborioso” passato in eredità anche alla copertina del Blu-Ray. Vuol dire che non è stato neanche riletto mezza volta per correggerlo prima di mandarlo in stampa in 10.000 copie. Avrei anche dei dubbi sul modo in cui è stato riassunto il film ma del resto, se dal DVD del 2002 nessuno si è lamentato, andrà bene per forza.

    retro DVD di Una poltrona per due

    Il retro del vecchio DVD

    L’edizione Blu-Ray italiana: povera e vecchia

    Questa uscita italiana datata 2019 (la prima e fino ad ora unica uscita italiana in alta definizione), riprende l’edizione americana “Looking good, feeling good” vecchia di 12 anni (2007), privandola anche di tutti i contenuti speciali. Dimenticatevi dunque il documentario di 18 minuti fatto di interviste al cast, gli 8 minuti di “press junket” (interviste rapide) alla premiere britannica del film nel 1983, i 3 minuti di una scena eliminata in cui Biggs ruba il rapporto sulle arance (con commento audio optional), i 6 minuti di intervista alla costumista (e moglie del regista) Deborah Nadoolman (già costumista per I predatori dell’arca perduta), i 5 minuti di approfondimento che spiegano il finale del film, i 4 minuti di corto con i protagonisti che spiegano il film (a potenziali finanziatori suppongo) e “trivia pop-up”, un’opzione che durante il film fa comparire dei riquadri di testo che spiegano delle curiosità del film. Tutto questo è assente nell’edizione italiana che contiene solo ed esclusivamente il film.

    Per di più, la versione del film contenuta nel disco italiano proviene da un master video antiquato per gli standard moderni. Non hanno fatto uso del nuovo restauro, anche se avrebbero potuto. Dal 2018 infatti, le uscite americane (la “35th Anniversary Edition” e le successive “Paramount Presents” 2020 e 2021) sfoggiano un immagine video che proviene da una nuova scansione, un salto niente male nei dettagli, nella grana, nel colore e nella nitidezza e nella naturalezza dell’immagine che la recensione sul sito Blu-Ray.com ha giudicato degno di 5 stelle.
    Per l’Italia invece, nel 2019 esce un disco del 2007 e senza inserti speciali. Ed è l’unico che abbiamo. Poi frignano che il mercato dell’home video è morente, mentre prendono per i fondelli i consumatori. La stessa operazione, sempre Paramount, l’ha fatta con L’aereo più pazzo del mondo, in quel caso la truffa è stata ancora più cattiva perché l’edizione italiana usa la stessa copertina della versione rimasterizzata americana, ma ci hanno messo dentro un disco contenente il film da un trasferimento vecchio almeno di 10 anni.

    Le differenze tra la versione americana più recente di Una poltrona per due e quella italiana possono essere osservate sul sito Caps-a-holic, sono stato io ad inviare screenshot del disco italiano per fare un confronto. Qui il link.

    Consigli per gli acquisti

    Consiglio dunque l’acquisto del Blu-Ray italiano? Non particolarmente. Se dovete vedervelo solo il 24 dicembre come ho fatto io, tanto vale che ve lo vediate su “Italia 1 HD” insieme a tutti gli altri telespettatori. È un appuntamento più sicuro della morte. La versione italiana presente in Blu-Ray è visivamente datata, il disco non contiene alcun inserto speciale e la copertina dice cose a caso perché tradotta da chi non gliene frega niente. Anche gli audiofili tra voi non saranno entusiasti del comparto audio. Se la traccia in inglese è in Dolby TrueHD, quella italiana è codificata in un poco interessante Dolby Digital 2.0 a 224 kbps che ormai è vecchio quanto il cucco (lo stesso del DVD per intenderci). Fa il suo lavoro ma non vi farà cascare dal divano.

    Insomma, per usare ironicamente una frase del film: troppa grazia, Sant’Antonio!

    Dell’adattamento del film non ho mai parlato in modo approfondito (vi posso dire che è splendido) ma agli inizi del blog mi ero chiesto perché il maggiordomo Coleman offrisse dell’aranciata al posto dello zabaione e ho dato rapidamente una spiegazione al titolo originale Trading Places (anche qui ottima la versione italiana). Magari un giorno dedicherò all’adattamento di questo film l’attenzione e l’approfondimento che merita. Per ora volevo solo lagnarmi dello stato dell’home video italiano.

  • Sequel apocrifi: 47 metri – Great White

    Sembra strano ritrovarsi nel 2021 a raccontare di sequel apocrifi eppure eccoci qui a descrivere gli stessi mezzucci che nell’Italia degli anni ’80 e ’90 ci portarono “perle” come Alien 2, Ancora più scemo, Balle spaziali 2 – La vendetta, Il tempo delle mele 3, per non parlare di La casa 3, La casa III, La casa 5, 6 e 7 e tanti, tantissimi altri. Questa volta è toccato a Great White, film australiano spacciato come terzo capitolo di quella serie di film a base di squali chiamata “47 metri”, e arrivato in Italia come 47 METRI – GREAT WHITE.

    Ripercorriamo brevemente questi “47 metri”.

    47 metri e 47 metri: uncaged

    Locandina di 47 metri, film del 2017

    47 Meters Down (2017) è uno di quei film indipendenti prodotti al prezzo di un paio di birre e una nocciolina —5,5 milioni di dollari — che però gli va di culo e finisce per incassare più di 62 milioni in tutto il mondo. Arriva anche in Italia con enormi cartonati nelle sale della catena UCI e con il titolo “47 metri“. Nel film due sorelle rimangono intrappolate in una gabbia sul fondo del mare (a 47 metri di profondità) circondate da squali, nessuno sa che sono lì e sono a corto di ossigeno. L’uscita è ovviamente estiva (dal 25 maggio) e a settembre alla casa di produzione britannica “The Fyzz Facility” già si sfregavano le mani pensando a un sequel, “48 Meters Down”.

    Il seguito uscirà nell’estate 2019, ma non col titolo previsto di 48 Meters Down, verrà invece tenuto quel “47 Meters Down” ormai noto al pubblico, con l’aggiunta di un sottotitolo: 47 Meters Down: Uncaged. In italiano: 47 metri – Uncaged, perché è dagli anni ’70 che l’inglese in locandina “fa horror”.

    Locandina di 47 meters down uncaged

    Il secondo “47 metri” non si svolge più in una gabbia (per questo è “uncaged”) bensì tra incredibili rovine maya sommerse (presumibilmente a 47 metri di profondità, che coincidenza) e infestate da squali ciechi del pleistocene… o qualcosa del genere. Questo secondo film, “sgabbiate”, è più scemo, costa di più (12 milioni) e incassa di meno (47,5 milioni in tutto il mondo, uno per ogni metro praticamente), ma tutto sommato gli è andata ancora di culo. Qualsiasi film che faccia più del doppio dei costi di produzione è in profitto.

    una scena dal film 47 metri uncaged

    Senza poter neanche dare la colpa al Covid, in Italia 47 metri – Uncaged arriva solo “on demand” su varie piattaforme di streaming, quindi pagando qualcosa in più oltre all’abbonamento mensile. Il che vuol dire che gran parte degli italiani se lo sono goduti in copia pirata di buona qualità.

    Visto l’andazzo al botteghino, ai produttori sarà stato chiaro che un terzo film poteva essere un rischio inutile e ad oggi la serie si è fermata al secondo film. Tranne in Italia. Noi siamo speciali.

    Locandina italiana di 47 metri great white, film del 2021

    Il terzo capitolo tutto italiano… 47 metri – Great White

    Il 30 settembre 2021, a estate ormai finita, esce nei cinema italiani un fantomatico terzo capitolo, 47 metri – Great White, in cui cinque persone rimangono bloccate su una scialuppa di salvataggio braccata da uno squalo bianco. È il terzo film solo sulla carta e solo in Italia, perché in realtà il suo titolo originale è semplicemente Great White, e non ha niente a che fare con i due “47 Meters Down”.

    Da dove sarà venuta l’idea? Oltre all’ovvio fatto che si tratta di un film con squali, probabilmente l’idea sarà venuta dalla locandina originale che recita: dai produttori esecutivi della serie “47 metri”. Una dicitura molto paracula visto che dei 51 executive producers totali (non scherzo, li ho contati), è vero, 3 di questi sono in comune ai precedenti capitoli. Tanto varrebbe accomunare tutti questi film dal fatto che siano usciti sul pianeta Terra.

    Locandina internazionale per Great White, film del 2021

    Dallo stesso pianeta di “47 Metri”

    Nel film Great White nessuno si immerge a esattamente 47 metri di profondità (non che ci sia dato sapere almeno), e la trama si svolge quasi interamente in superficie, quindi siamo proprio all’esempio di titolo italiota per eccellenza. Lo mettiamo insieme a 2002: La seconda odissea. Come film della domenica non è la cosa peggiore mai vista, forse perché le mie aspettative erano già 47 metri sotto la superficie del mare. Ma se ve lo siete perso al cinema non è poi questa grande lacuna.

    Il 3 ottobre il film è stato presentato al Romics e chissà se in quella occasione uno dei tanti ospiti chiamati a parlare del film avrà menzionato il fatto che non si tratta davvero di un seguito di 47 metri. Chissà perché ne dubito. Che questo fosse il terzo capitolo della serie è stato praticamente accettato da tutti in Italia senza battere ciglio. Del resto, i distributori italiani non mentirebbero mai al proprio pubblico. 😉

    Tutti e tre i film sono stati doppiati dalla Sound Farm 999 (sempre con un buon cast) e distribuiti dalla Adler Entertainment di Milano la quale, sul sito ufficiale, descrive così il film:

    La saga di 47 Metri continua con un nuovo terrificante capitolo“.

    sito web della Adler Entertainment con locandina di 47 metri great white

    Diamo per scontato che tutto ciò sia legale. Intanto l’Italia rimane l’unico paese dove il film australiano Great White è stato spacciato come appartenente alla serie “47 metri”, solo perché… ci sono degli squali. La scelta è certamente più furba di titoli tipo “La casa 3” perché, non essendoci numeri nella titolazione, anche se dovesse uscire un “vero” terzo film, farebbe comunque la sua porca figura nella quadrilogia tutta italiana di 47 metri.

    Insomma un’altra grande aggiunta all’infinita raccolta di SEQUEL APOCRIFI.

  • Titoli italioti: I ragazzi del sabato sera (1980)

    i ragazzi del sabato sera

    Nel 1980 sulla seconda rete (poi Raidue) arriva in Italia una serie intitolata I ragazzi del sabato sera, immediato rimando al successone cinematografico che era stato il film La febbre del sabato sera neanche due anni prima. La Rai voleva far credere agli italiani comodamente seduti a casa loro che si trattasse di un seguito per la TV di quel famoso film con John Travolta? Del resto John Travolta compariva in ogni episodio! Si è trattato invece di un altro caso di seguito apocrifo e di TITOLO ITALIOTA, ovvero quei titoli che cercano di ingannare in qualche modo lo spettatore italiano. In questo caso facendo anche uno sforzo in più rispetto al solito.

    Il titolo originale: “Welcome back, Kotter”

    Gabe Kotter è un professore inviato ad insegnare in una scuola superiore di Brooklyn, la stessa che Kotter aveva frequentato da giovane. Qui si spiega il “bentornato, Kotter” del titolo originale. La classe in cui va ad insegnare è composta di ragazzi poveri e problematici di un quartiere che all’epoca era malfamato. C’è l’italo-americano, l’afro-americano, l’ebreo di origini latine, etc…. È una trama che avete già visto altre volte in dozzine di film, quella del professore che è un pesce fuor d’acqua tra ragazzi di un quartiere difficile, una classe di pluri-rimandati in cui però il professore crede e aiuterà.

    Il titolo italiano ha seguito la strada di un altro caso simile, il film intitolato I ragazzi di Happy Days (Sweater Girls, 1978) arrivato in Italia nel ’79 in piena onda Happy Days (dal ’77 in onda anche in Italia). Cliccare sul link per credere! A quanto pare basta mettere “i ragazzi di” come lasciapassare per tentare di rubare il successo altrui. Per usare le parole del protagonista di Quei bravi ragazzi: “è come se fosse una licenza di rubare, è la licenza di fare qualsiasi cosa”.

    Una scena da I ragazzi del sabato sera

    La febbre di quei bravi ragazzi con brillantina del sabato sera

    La versione Rai

    Negli Stati Uniti la serie è andata in onda dal 1975 al 1979, quindi iniziò prima di La febbre del sabato sera (1977), e non sorprenderà sapere che in Italia la serie sia arrivata solo nel 1980, ben cinque anni dopo (su Rete 2 a partire dal 12 maggio del 1980, alle 18:50 in fascia pre-serale dal lunedì al venerdì nel programma contenitore chiamato Buonasera con… Rossano Brazzi). Nel mondo della televisione italiana era abbastanza usuale ricevere serie estere con anni di ritardo, quando magari in America erano belle che terminate.

    Quello che lascia sorpresi invece sono le palesi intenzioni della Rai: sfruttare il successone di La febbre del sabato sera, ma in particolare di John Travolta. Per fare ciò, non solo sono andati a cambiare il titolo, spostando essenzialmente l’attenzione dal professor Kotter al fantomatico “sabato sera” (ovvero a Travolta), ma decisero di far doppiare soltanto quegli episodi in cui John Travolta aveva un ruolo più consistente. Della serie in sé quindi importava poco, c’era da fare ascolti nel modo più bieco possibile. Il Radiocorriere di quella settimana del 1980 lo descriveva come “evidente richiamo al maggior successo cinematografico” e comiche sono le trame riassunte, dove ciascun episodio è chiaramente incentrato sul personaggio di Travolta, che era sì principale ma non certo l’unico. Almeno, non nella serie in lingua originale.

    intervista a John Travolta su Radiocorriere per la serie I ragazzi del sabato sera

    Qui trovate il PDF di Radiocorriere con tanto di intervista a Travolta (da pag.30)

    Non sono riuscito a trovare clip italiane di questa serie, quindi non mi è dato sapere se anche nell’adattamento italiano ci sono state alterazioni atte a trasformarla a tutti gli effetti in una serie “sequel” di La febbre del sabato sera, ma non mi stupirei di scoprire il personaggio di John Travolta, Vinnie Barbarino, rinominato Tony Manero nel doppiaggio italiano. Tuttavia, non sembrano essersi spinti fino a quel punto. Da un articolone di approfondimento sul Radiocorriere e dalle trame riassunte nella programmazione televisiva, sembrerebbe che il nome di Vinnie Barbarino sia rimasto inalterato. Chi l’ha vista e se la ricorda potrà confermare o negare.

    Nel 1985 la serie arriva su Canale 5 ed è in questa occasione che vengono doppiati anche tutti gli altri episodi scartati dalla Rai, quelli che non si concentravano sul personaggio di Travolta, immagino. Se ne trova traccia nella “succulenta” fascia oraria delle 18:00 in pieno agosto, tra lo sceriffo Lobo e un telequiz di Claudio Lippi.

    Il doppiaggio italiano

    Qui le informazioni si fanno sempre più scarse. Non saprei dire ad esempio se gli episodi mancanti siano stati doppiati dallo stesso studio di doppiaggio usato già dalla Rai (la DEFIS secondo la scheda su Antoniogenna.net) o da uno studio differente. E neanche ci è dato sapere se gli episodi già trasmessi in Rai nel 1980 siano stati ridoppiati in occasione del doppiaggio degli episodi mancanti andati poi in onda su Canale 5. Il dubbio è lecito.

    Sulla pagina di Antoniogenna.net viene riportato Marcello Duranti alla direzione e ai dialoghi di I ragazzi del sabato sera. Lo stesso ha anche diretto e dialogato Happy Days. Nel cast di doppiatori sono elencati Dante Biagioni e Luigi Diberti sul professor Kotter (rispettivamente stagione 1 e stagioni 2-4), Laura Gianoli sulla signora Kotter, Antonio Colonnello su John Travolta/Vinnie Barbarino (yes, la stessa voce di Fonzie in Happy Days) e poi Emilio Bonucci, Vittorio Guerrieri, Gil Baroni e Claudio Sorrentino (occasione mancata di avere Sorrentino su Travolta). Ai dialoghi viene elencato anche Alberto Piferi, chissà se è vero.
    Come sempre, la fonte di tutte queste informazioni è sconosciuta.

    Kotter nella cultura popolare americana

    Possiamo supporre che se non fosse per la presenza di Travolta, questa sarebbe stata una delle tante serie americane mai neanche giunte fino a noi. Ad oggi resta tanto famosa in America quanto sconosciuta in Italia. O per lo meno, non ricordata.

    John Travolta set fotografico da I ragazzi del sabato sera

    L’unico protagonista della serie, secondo la Rai

    Al contrario, l’impronta di questa serie nella cultura pop americana è pesante. Questo anche grazie a repliche anni ’90 che l’hanno fatta conoscere a chi cresceva in America in quegli anni. I riferimenti a Welcome back, Kotter infatti si sprecano nelle produzioni statunitensi, basti pensare alla miriade di serie TV americane che hanno almeno un episodio che si intitola “welcome back, X”, dove X è il nome di qualche personaggio. Omaggi per noi invisibili visto il cambio di titolo in Italia e la scarsa popolarità della serie, eppure quasi onnipresenti nella TV americana. Altri riferimenti identificabili solo in lingua originale potrebbero trovarsi in battute di serie e film dove un professore coi baffi viene inevitabilmente ribattezzato “Mister Kotter”, oppure nel nominare elementi della serie come la parola “Sweathogs” che identificava gli scapestrati della classe del professor Kotter (“imbranati” in italiano, così almeno riporta un articolo del Radiocorriere), fino agli omaggi meno diretti, come quello in Pulp Fiction, dove la storia di avere una barzelletta a episodio nella serie inventata ‘Volpi Forza Cinque’ è lo stesso stratagemma che si trova proprio in Welcome back, Kotter, che Tarantino ha nominato durante una sua intervista (quindi possibile fonte di questa trovata).

    E il bello è che i riferimenti a questa serie non si sono limitati agli anni ’80 e ’90 ma continuano tuttora, a distanza di più di 40 anni dalla fine della serie. Ad esempio, la serie Supergirl alla sua ultima stagione (anno 2021), ha un episodio intitolato “Welcome back, Kara”, che a noi sembra un banale “bentornata Kara” ma per gli americani è un diretto riferimento alla serie Welcome back, Kotter, così come lo è “Welcome back, Potter” in Bob’s Burgers (2017), nell’episodio era il nome di ceramiche di seconda mano; poi ancora “Welcome back, Carter” nei Griffin (2010), e c’è un “Welcome Back, Potter” anche nei Simpson (2009) sul poster di un anziano Harry Potter , e la lista potrebbe andare avanti a lungo ma mi sono limitato a nominare esempi da serie stranote arrivate in Italia dagli anni 2000 in poi.

    Anche altri tipi di riferimenti si sprecano. Ad esempio l’episodio pilota di Breaking Bad dove Jesse Pinkman dice al suo ex professore “You ain’t Welcome Back Kotter“, che nel doppiaggio italiano è diventata “questa non è l’ora di religione” (aveva senso nel contesto, giuro), oppure in Friends (S04e21) dove Joey commenta i baffi di Ross dicendo “looking good, Mr. Kotter“, nel doppiaggio italiano “sei uno schianto con quel look“.

    La scomparsa di Kotter in Italia

    Lo scarso impatto culturale di questa serie in Italia e il titolo completamente alterato, hanno portato alla completa cancellazione di tutte le citazioni e riferimenti della TV americana nei doppiaggi italiani. Dal nominare Mister Kotter, gli Sweathogs, Barbarino, Horshack (altro personaggio della serie), alla battuta ricorrente “Up your nose with a rubber hose!” (letteralmente “ficcatela nel naso con un tubo di gomma”) o ai titoli con formula “Welcome back, X”. Tutto sparito, comprensibilmente. È la conseguenza obbligata di un mancato fenomeno televisivo.

    Immaginiamo un’Italia dove Happy Days non abbia mai avuto successo, non sia mai stato replicato in TV e non lo ricordi più nessuno, ma nel frattempo centinaia di prodotti televisivi americani anche contemporanei continuino a nominare un certo Fonzie e un certo Richie Cunningham. Ecco, ci troveremmo nella stessa situazione di Welcome back, Kotter.

    Mi auguro rispunti fuori come tappabuchi del palinsesto Mediaset, o addirittura su piattaforme di streaming, così da poterne identificare i doppiatori e saggiarne l’adattamento. Per il momento, rimane solo un articoletto su un titolo italiota che se lo racconti agli americani non ci credono.

    Come nota conclusiva, voglio lasciare un riferimento curioso che troviamo invece nella locandina americana di La professoressa di scienze naturali (1977), eroticomico italiano che in inglese (sì, alcuni di questi arrivavano anche all’estero) è stato intitolato School Days e gli è stata data una “tagline” che dice: “She’s hotter than Kotter“, “è più sexy di Kotter” diremmo in italiano. E anche gli “Sweatdogs” rimarrebbero allibiti. Un caso inverso di vendere un prodotto che non c’entra nulla usando riferimenti più noti nel proprio paese.

     

    School days movie poster, hotter than kotter